Coca cola zero - cosa ho in testa
Quando ero piccola volevo fare la pompiera. Ho avuto anche una fissa con i delfini con tanto di richieste esplicite di ricevere per regalo un bel delfino da tenere nella vasca da bagno. Questa idea mi fa pensare che effettivamente grande amante degli animali non potevo essere, ciò nonostante ho anche voluto essere veterinaria. Al liceo ero brava un po’ in tutto perchè di base studiavo e avevo un discreto intuito nel capire le pagine che aveva senso saltare e mi è sempre andata bene così. Ero però la più brava in chimica , vista la difficoltà degli altri nel comprenderla, ho pensato, grazie anche alla professoressa in questione, che forse da grande sarei potuta diventare una chimica. Per fortuna ciò non è avvenuto. Dalla pompiera fino alla chimica ho sempre portato avanti una passione per la scrittura. Quando c’erano da fare i disegni ricordo bene e ho pure reperti di fogli da me realizzati dove in realtà non c’era un disegno ma una scritta, una frase, un paragrafo. I miei diari scolastici sono sempre stati carichi di vignette dove creavo dialoghi fra compagni, insegnanti, mamme e bambini. I miei temi delle elementari venivano letti ad alta voce e facevano pure ridere. Alla richiesta di elaborare un testo su “la mia domenica” uscivano pagine che si scrivevano da sole, tendenzialmente inventate in cui addirittura ho speso due facciate di foglio protocollo per descrivere la pizza e il cameriere e i tavoli intorno di una cena in famiglia. Pur essendo reticente ad ogni concorso quelli di scrittura creativa li facevo. Se sono particolarmente triste o particolarmente felice o se ho semplicemente bisogno di liberarmi riempo un file word o scrivo in 20 minuti una newsletter con quello che mi viene in mente. Non ho mai pensato che lo scrivere potesse essere un lavoro. Superati i vent’anni ho dato priorità alla praticità del tutto così da potermi permettere una stanza singola in affitto quanto prima. E alla fine dopo dieci anni mi sono costruita un profilo professionale che dalla scrittura era parecchio distante se non per occasionali collaborazioni con magazine carini per progetti che mi piacevano. Nonostante il tempo passasse la voglia di scrivere non diminuiva ma l’esame da giornalista l’ho continuato a rimandare presa dal quotidiano forse o semplicemente perchè troppo impaurita. Ho vissuto gli ultimi anni con una forte rassegnazione. Una grande fatica nel riuscire a immaginare per me futuri diversi, alternative più vicine a quello che volevo. Penso di aver anche smesso di crederci e pure di provarci. Avevo proprio sotterrato ogni ambizione. Così facendo ci si spegne un po’ e si diventa un adulto che anche se non piove porta con sè l’ombrello perchè il meteo ha detto che tra le 17 e le 18 c’è una leggera probabilità di precipitazioni. Ecco un po’ dal nulla, quando meno ci credevo mi è arrivata casualmente un’opportunità nuova, rischiosa e pure paurosa. L’ho accettata, l’ho firmata senza manco rendermene conto e niente oggi mi sento più giovane, una bambina che sogna di fare la pompiera ed è stata invitata ad un falò sulla spiaggia. Ho fatto bene? Ho fatto male? non lo so però mi sento più viva di prima pronta a lasciare un comodissimo noto per abbracciare l’incerto. Questo per dire che così come mi sono fidanzata quando non volevo impegnarmi con nessuno forse il segreto è semplicemente lasciarsi andare. Forse non mi sono avvicinata prima ad una professione più affine alle mie volontà perchè non mi sentivo troppo stabile e magari avrei rischiato di bruciarmi delle occasioni che difficilmente avrei colto. Penso che sia bello avere una passione e ancora più bello è custodirsela senza finalità. L’importante però è continuare a credere. Credere nel destino, nelle proprie capacità, nelle soluzioni casuali, negli incontri buoni. Penso che solo così si possa un po’ ritornare bambini, pronti ad immaginarsi altrove anche se non si sa bene il dove.
Campari e spremuta d’arancia - cosa ho incontrato
Visto lo sbilanciamento iniziale il cosa ho incontrato lo tengo brevissimo. Ero in aeroporto. Sono scesa ai bagni al piano inferiore rispetto al gate perchè altrimenti perdo il brivido della persona ansiosa che si presenta in aeroporto 10 ore prima del volo ma che sempre per l’ansia di esistere ha un impellente bisogno di urinare appena aprono i gate. Insomma non c’era neanche fila ma mi sono ritrovata nel bagno un graziosissimo papà che cambiava la figlia neonata nel fasciatoio. Niente il ragazzo si è scusato della sua presenza. Io mi sono scusata per lui da parte del mondo che ancora non ha capito che anche i bagni maschili hanno diritto ad un fasciatoio perchè i figli sono tanto della madre quanto del padre. La chiudo qui davvero brevemente però non so se ci avevate pensato alla mancanza di fasciatoi e a quanto la società ci abbia forzato a pensare che “la mamma è sempre la mamma”.
Pinacolada analcolica con zucchero - cosa non ho comprato
Una ciotola per far bere il cane in giro perchè fa caldo e i bicchieri di platica non me li da nessuno ormai. Sempre spese dedicate a Osvaldo20k anche una bottiglietta da agganciare perchè ho ricevuto una mail minatoria dal titolo URINE CANE e quindi penso che pulirò i marciapiedi per senso civico. Tema cane dovevo prendere un salvagente perchè ora nuota peggio ma ha bisogno di nuotare.
Tra le cose che effettivamente non ho comprato c’è il corso per imparare a riconoscere le borse false. Se stai valutando entrate legali extra secondo me ha senso investire un centinaio di euro e certificarsi come autenticatore del lusso. Con il boom del second hand penso proprio che potrebbero servire.
Di abbigliamento comprerei tutto il sito di paloma wool ma mi sentirei troppo stupida a optare per “la pappa pronta” quando su Vinted con 10 euro mi rifaccio il guardaroba. Però ecco i pantaloni calzano veramente bene anche se non sei 1,89 cm e una taglia 38. Anche Catheclisma fa i sopra molto belli.
Vermouth e scorza d’arancia
Qui il cosa ho imparato diventa quasi spirituale e decisamente poco pratico. Mi ritengo e sono convinta di essere una persona anaffettiva, per nulla fisica (vado in panico anche solo a stringere la mano a qualcuno) e falsamente estroversa, tipo che faccio l’estroversa ma in realtà non lo sono per niente. Surfando su queste convinzioni ho la costante credenza di non poter essere compresa a fondo in contesti standard classici di vita quotidiana. Ho capito questa settimana che in realtà mi sbagliavo. Ho passato gli ultimi tre anni e qualcosa di più in un contesto aziendale dove la componente umana incide per un buon 90% sul benessere dell’azienda stessa. Non sono mai stata tanto felice di riprendere con le giornate in ufficio perchè aspettavo i recap del weekend di tutte le colleghe. In un lasso di tempo tutto sommato limitato sono entrare in estrema empatia con colleghi che per davvero sono diventati amici. Per quei colleghi lì ho esitato prima di dare le dimissioni. Ho ricevuto messaggi e pensieri che mi hanno fatto sentire capita e “voluta bene”. Le ho viste piangere con me quando hanno visto un Osvaldo paralizzato, mi hanno accompagnato in macchina a riprenderlo a 50km da Milano, mi hanno coperta quando ne avevo bisogno, stimolata quando dovevo prendere decisioni fuori dalla mia zona di comfort, consigliata quando glielo ho chiesto e supportata in silenzio quando non lo avevo manco chiesto. Sono entrata in quell’azienda con delle scarpe di plastica, un fortissimo mal di testa, un velo di malinconia agli occhi e tanta sfiducia, ne esco ora con i capelli più lunghi, le unghie più corte, qualche ruga di più perchè ho riso parecchio (il botox nella parte bassa del volto non si può fare) e soprattutto con la consapevolezza di valere qualcosa come persona e come professionista. Mi sono sentita amata e grazie a ciò ho imparato ad amare un po’ di più. Questo per dire che non si smette mai di affezionarsi e che gli amici si fanno anche dopo l’Università, anche quando non si ha voglia o non ci si sente pronti.
ci si vede nell’indesiderata
vvb
Giovanna